Da Trani alla Disney fino a “Matteo contro lo spettro autistico”. L’illustratore pugliese Giuseppe Sansone ci racconta il suo disegno di vita.
In occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo abbiamo intervistato l’illustratore pugliese Giuseppe Sansone, che dal 1999 collabora con la Disney disegnando per “Topolino” i personaggi di Ciccio, Archimede, i Bassotti, Paperino, Paperoga, Paperino paperotto e company. La vita di Giuseppe però non ruota solo intorno all’universo Disney. Tra i suoi numerosi lavori ricordiamo anche “Lampi e Splendori”, “Padre Pio Santo. Il Profumo dell’Amore”, “Conosci la Puglia?”, “Time Trip Experience”, “Traffic”. L’anno scorso ha dedicato un fumetto ad un tema delicato e a noi tutti molto caro: l’autismo.
Giuseppe, andiamo con ordine. Partiamo dal suo amore per le storie di Topolino che affonda le radici negli anni ’60. Era un bambino che sognava e disegnava. Quali erano i soggetti dei suoi disegni, quali i suoi sogni?
I soggetti dei miei disegni in genere sono sempre stati i miei amici. Alle elementari tra una pagina di esercizi di matematica e un’altra, nascondevo una pagina con un fumetto da me creato, che si intitolava: Le avventure di Mazzilli, un mio compagno di scuola a cui mi ero ispirato. Successivamente durante il periodo del liceo, sono passato a disegnare un altro mio amico, “Gino”, su cui sto terminando il mio prossimo fumetto, che parlerà ancora una volta di disabilità. Nel frattempo non mancavano mai i miei personaggi Disney. Il mio preferito è sempre stato Paperino.
Per ciò che riguarda i sogni, ho il cassetto pieno, che trabocca di idee, ho un vulcano in testa pronto ad esplodere. Nel frattempo ho all’attivo altre due storie sulla diversità in genere, e un’altra sull’autismo, un filone che ormai ho preso a cuore. Praticamente sogno continuamente, ho la testa tra le “nuvolette”.
A volte i sogni si avverano. Cosa ha provato la prima volta che ha disegnato per la Disney?
I sogni si avverano frattanto che si continua a sognare, mai smettere, sarebbe un errore. Quando ho pubblicato la mia prima storia a fumetti per “Topolino” ho avuto una bellissima emozione di felicità, però in seguito sono venute fuori tutte quelle problematiche legate a meccanismi tecnico professionali, come ad esempio una buona resa delle pagine, delle inquadrature, dei personaggi, di tutto il “modus operandi”, lo stile da migliorare giorno dopo giorno, insomma una gara a chi fa meglio, e a chi consegna prima. Sarebbe il caso di dire “hai voluto la bicicletta?”
Ultimamente ho dovuto staccare un po’ con il gigante Disney – Panini per motivi gestionali interni, ma ho comunque in piedi alcune storie da proporre al più presto in redazione.
Durante la sua carriera ha lavorato a tanti progetti fino ad arrivare a “Matteo contro lo spettro autistico” (Edizioni di Pagina, 2019). Come è nata l’idea di questa pubblicazione?
L’idea di “Matteo contro lo spettro autistico” è nata dalla voglia di raccontare l’autismo di mio figlio. Inizialmente si trattava di un libro – fumetto ma in seguito gli editori hanno avuto l’intuito di pubblicare solo la storia a fumetti, che io amo definire “fiaba fumettata”. L’idea era nella mia testa da tempo, il fatto di avere un figlio con questa sindrome, anche se in forma lieve, e il mio lavoro, ha unito le due cose. Ricordo che scrissi la storia di getto, come se mi fosse stata dettata. Ho immaginato una lotta tra Matteo e lo spettro, e ho dovuto renderlo visibile, dandogli un’identità. Nel frattempo l’idea del libro resta ancora in piedi, e ben presto spero di pubblicarlo.
Quanto i fumetti possono aiutare i ragazzi a tirare fuori le qualità nascoste?
I fumetti possono tirar fuori le qualità nascoste dei ragazzi se i testi e i disegni sono propositivi, se sono delle storie ben raccontate, possono avere risvolti romantici, avventurosi, fantascientifici, umoristici, ma la cosa più importante è che trasmettano dei messaggi positivi. Al contrario potrebbero risultare anche pericolosi, come alcuni testi di musica rap, che di educativo hanno ben poco!
Sappiamo che lei è un’ottimista, adora le storie a lieto fine e le rinascite in grande stile. Come sta vivendo questi giorni di quarantena?
Sì, sono un ottimista, anzi un inguaribile ottimista, forse anche beota come direbbe Giampiero Mughini, ma riguardo ai sogni, se non lo sei fino in fondo, quei sogni non potrebbero mai realizzarsi. Lo stesso Walt Disney amava dire: “se vuoi realizzare un sogno, non devi mai svegliarti”. Per cui preferisco essere ottimista e beota, piuttosto che pessimista e scaltro.
Questi giorni di quarantena li sto vivendo abbastanza bene tutto sommato, cerco di distrarmi con il mio lavoro e sto recuperando un arretrato pazzesco, tanto che appena sarà tutto terminato, credo che mi farò un bel giro tra tutti gli editori che conosco, in più ritornerò a presentare il libro di Matteo, probabilmente subito dopo l’estate, e riproporre la mia mostra Disney a Bari, in un luogo per il momento ancora top secret.
Dopo l’intervista farà una diretta facebook sulla pagina iFUN in cui “regalerà” ai ragazzi una sua tavola. Può svelarci cosa ha scelto di disegnare e per quale motivo?
Disegnerò il coronavirus che viene cacciato fuori dall’Italia, e comunque fuori da tutto il mondo. Il mio augurio è che questa immane tragedia diventi al più presto solo un brutto ricordo, e che tutto il paese possa avere un nuovo Rinascimento, credo che avremo una buona ripresa e nonostante tutto ce la faremo.
Ops perdonate il mio eccessivo ottimismo!